Attraverso le interviste del nostro Paolo agli ospiti ed agli operatori della Comunità Alloggio di via Amoretti, vi raccontiamo alcune esperienze dirette sulla vita delle persone con disabilità durante il lockdown.
Un approfondimento di vita vissuta su come tante persone, che già abitualmente convivono con difficoltà varie e più o meno significative, abbiano accusato eventuali ripercussioni sul loro stato di salute psico-fisico durante i mesi passati forzatamente a casa senza interazioni dirette con il mondo esterno.
Buongiorno Fabio, lei è il Direttore della CARD Alatha da ormai molti anni, durante i quali ha vissuto varie situazioni particolari. Nei mesi di emergenza, quali sono state le difficoltà logistiche e di gestione più significative?
Penso che nei mesi di lockdown la difficoltà logistica più impegnativa per la gestione della Comunità Alloggio sia stata l’approvvigionamento alimentare. Nonostante la possibilità di consegna a domicilio offerta sia dal servizio trasporto Alatha che da Esselunga, la spesa per 3 pasti al giorno per 6 persone ha una mole significativa, richiede tempo ed è necessario farla scegliendo con cura gli alimenti necessari, per evitare sprechi e contenere al meglio i costi. Agli inizi è stato complicato anche il reperimento di mascherine e DPI, ma tutto sommato sia Alatha, che il Comune che la Protezione Civile si sono mossi al meglio per rifornirci il prima possibile. In ultimo, con l’inizio di maggio, rispetto ai 2 mesi precedenti durante i quali gli ospiti avevano ben sopportato la clausura forzata, sono aumentati gli sforzi per limitare al minimo necessario gli spostamenti e i desideri di libertà dei ragazzi.
È stato necessario adottare cambiamenti e modifiche al suo modo di relazionarsi con gli ospiti?
Per motivi di sicurezza e di semplicità logistica ed amministrativa, come fatto da molti altri responsabili di realtà analoghe, durante il periodo di lockdown mi sono trasferito h 24 in Comunità dal lunedì al venerdì. È stato quindi necessario riorganizzare i tempi e gli spazi delle giornate, di modo che sia io che gli ospiti potessimo avere, oltre ai vari momenti di condivisione, anche i singoli e necessari spazi personali. Per agevolare la sopportabilità della situazione ho dovuto istituire alcune abitudini ricreative, come per esempio la preparazione dei pasti tutti assieme, reinventandomi cuoco e stimolando al massimo la fantasia per variare al meglio la dieta e i vari piatti.
Come è stato supportato in generale nella gestione della situazione?
Come dicevo prima, sicuramente abbiamo avuto un grande supporto, sia da Alatha che dalla Protezione Civile, per l’approvvigionamento di mascherine e DPI, quando risultavano introvabili al pubblico.
Diciamo anche che, avendo lavorato molto in questi anni per rendere la Comunità il più autosufficiente possibile, non ho chiesto moltissimi aiuti, ma comunque, anche in questo periodo, si sono rilevati di enorme supporto i nostri volontari, per lo svolgimento di varie commissioni e per il rifornimento di farmaci e presidi in farmacia.
Come valuta le misure e le soluzioni adottate a livello governativo per supportare le persone con disabilità nel vivere il lockdown?
A livello comunale e provinciale direi che sono sicuramente da elogiare i vari CADD, CDD e CSE che, con grande impegno e passione dei vari educatori ed operatori, si sono riorganizzati al meglio delle possibilità per offrire ai loro utenti una certa continuità nell’usufrutto dei vari servizi, tramite piattaforme online chiaramente. Tra i nostri ospiti qualcuno ha potuto proseguire gli incontri con lo psicologo, partecipare a chiamate di gruppo con gli educatori o cominciare corsi di vario tipo, come Michela per esempio, che è diventata una grande esperta nella preparazione di maschere di bellezza e di varie attività per la cura del corpo.