Lo avrete visto protagonista di tante foto, video e campagne di comunicazione sul nostro Sito, Facebook e Instagram. Matteo, fedele dipendente di A.la.t.Ha. da 20 anni, ha sempre trasmesso allegria e passione per la vita risollevandoci il morale nelle giornate no.

Disponibile come sempre, abbiamo deciso di intervistarlo per far conoscere a tutti voi che ci state leggendo una persona stupenda, intraprendente e travolgente. Pensiamo che tutti dovremmo avere un Matteo nella vita.

Ciao Matteo, noi ci conosciamo da tanto tempo, ma raccontati a chi non ti conosce.

Ciao, sono Matteo, sono nato il giorno 11 giugno 1980. Mia mamma si chiama Lucetta, è piemontese, e mio papà si chiama Claudio. Mio Nonno si chiamava Francesco Lo Bue e mio zio Erberto Lo Bue, famosi valdesi. Io sono il secondogenito e ho due fratelli, Davide, sposato con Claudia, e Luca, fidanzato con Giordana. Ho due nipotini Alessandro e Francesco.

Io sono nato e vivo a Milano in un appartamento protetto con amici e amiche. Siamo affiancati da alcuni educatori 12 ore al giorno che ci aiutano a cucinare e ci supervisionano mentre facciamo le pulizie e stiamo insieme. Di notte dormiamo da soli.

Vado allo stadio da quando ero piccolo, ho iniziato con mio papà e il mio amico di infanzia Andrea, con il quale giocavo anche a subbuteo.

Come sono stati gli anni della scuola?

Sono andato all’asilo, poi alle elementari, alle medie e alle superiori, ho fatto agraria due anni a Bereguardo e tre a Noverasco.

Alle superiori ho avuto tanti amici e sono riuscito a dare gli esami di maturità uscendo con 75/100. Sono stato seguito tanto dai miei genitori, che sono sempre stati molto esigenti con me: grazie a loro ho potuto fare tante cose nella mia vita, raggiungendo tanti traguardi.

A scuola non ho mai subito bullismo, solo un compagno mi chiamava “mongolo” e ci rimanevo molto male, anche perché venivo ripreso se rispondevo alle sue provocazioni.

Ricordo che in quegli anni mi hanno escluso da una gita a Roma di 5 giorni, la motivazione era che senza la professoressa di sostegno non potevo andare e che sarebbe dovuto venire un famigliare. I miei genitori non potevano venire, dicevano che dovevano occuparsi i professori di me, e quindi alla fine mia mamma, indignata per l’episodio, ha denunciato l’accaduto che è stato anche documentato in un articolo sul giornale del Senato. Alla fine, nessuno è partito per la gita a Roma.

Cosa hai fatto dopo la maturità?

Quando è finita la scuola il Comune di Milano mi ha aiutato a trovare dei tirocini, uno alle Poste Italiane e ad Albacom: mi occupavo per entrambe di smistare documenti. L’ultimo tirocinio, qui in A.la.t.Ha. nel 2003, si è trasformato in contratto a tempo indeterminato quando Donato e Annalisa hanno deciso di assumermi: oggi al ventesimo anno. A.la.t.Ha. per me è una famiglia, sono amico di tutti e sto molto bene qui.

Quanto è importante per te lavorare?

Lavorare mi permette di avere uno stipendio e poter fare quello che mi piace come andare in vacanza, allo stadio, comprare l’abbonamento Sky e Dazn per vedere le partite, fare teatro e proseguire nel mio progetto di vita indipendente, fare un corso da Sub e tante altre cose che senza uno stipendio non potrei fare.

Raccontaci il tuo progetto di vita indipendente.

È un progetto di autonomia, abito in un appartamento protetto dell’associazione “Il Carro” in zona Navigli, vicino al lavoro. Vivo con quattro persone, io sono in camera da solo e gli altri dividono la stanza. Mi preparo la colazione da solo, poi vado al lavoro e torno a casa, mangio con la mia educatrice che si chiama Eleonora e cuciniamo insieme. Nel pomeriggio esco per teatro e altre attività. A turno dopo cena facciamo le pulizie e laviamo i vestiti. Mi piace tanto stare lì.

Quali sono le tue passioni?

Le mie “malattie” sono il Milan e le donne: il Milan è la mia vita, il mio primo amore e lo sarà per sempre e le donne mi piacciono molto, ma il problema è che mi piacciono tutte (ride). Ho avuto una fidanzata per 4 anni, mi piaceva stare con lei all’inizio, ma era troppo gelosa e io voglio essere libero.

Cosa non sopporti delle persone?

Le persone che urlano e che mi sgridano insultandomi anche quando non ho fatto niente. E poi alcuni ragazzi che in strada mi dicono “mongolo”.

Fai tante cose da solo?

Milano è la mia città, mi sposto e muovo con i mezzi da solo per venire al lavoro, ma anche per andare allo stadio dove raggiungo i miei amici.

Quali sono i tuoi pregi e difetti?

Sono una persona solare, parlo con tutti e mi piace stare in mezzo alla gente, faccio amicizia facilmente, soprattutto con le donne. Purtroppo, ogni tanto sono egoista.

Chi sono le persone più importanti della tua vita?

I miei genitori che sono stati e sono sempre attenti, premurosi, esigenti e mi hanno permesso di vivere tante esperienze, di conoscere tante persone e mi hanno sempre stimolato. Abbiamo sempre viaggiato insieme e io sono così oggi grazie a loro, non ho paura di andare in giro da solo e mi hanno sempre invogliato a seguire le mie passioni.

E poi Donato, perché è un mio grande amico e c’è sempre, anche quando litighiamo per il calcio.

C’è un episodio bello della tua vita?

Ce ne sono tanti, sono nel complesso una persona felice, con alti e bassi ma felice.

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