Ultimamente vi stiamo raccontando della nostra Comunità Alloggio, quale modo migliore per farlo, se non attraverso le parole di chi la vive quotidianamente in prima persona? Di seguito l’intervista a Rocco, Operatore Socio Sanitario della Comunità Alloggio Alatha.
Buongiorno Rocco. Il tuo è un lavoro faticoso e impegnativo, con turni a tutte le ore per tutto l’anno. Cosa ti ha spinto a scegliere questa professione?
Ogni lavoro, se fatto con professionalità e impegno, richiede fatica. La cosa positiva del mio lavoro è che non è un’attività standard. Attraverso l’interazione con gli ospiti, imparo nuove cose ogni giorno, ed è proprio questo, assieme alla carica umana, che mi ha spinto a scegliere questo lavoro.
Lavorando in un simile contesto di assistenza, ti viene richiesto di essere sempre al 100%. Hai mai rischiato di arrivare al born out?
Il born out è una conseguenza piuttosto presente in questi ambiti lavorativi, ma per fortuna non ne ho mai sofferto. Avere una vita affettiva e sociale molto ricca nel privato mi ha sicuramente aiutato molto. Penso di essere una persona molto portato per quest’attività perché sono molto empatico, ma, allo stesso tempo, riesco a distinguere bene il lavoro dalla vita privata.
Per soddisfare tutte le esigenze e le necessità dei vari ospiti, quanto è importante il lavoro di equipe tra te e i tuoi colleghi?
Il lavoro di equipe è fondamentale, soprattutto quando si lavoro per delle persone che necessitano di aiuto fisico e psicologico. È importante soprattutto per loro che l’equipe sia solida e forte, perché siamo i loro punti di riferimento.
Ci racconti un bell’aneddoto di questi anni di vita comunitaria?
Non ho un aneddoto specifico, perché tutti i giorni succede qualcosa di interessante. Ci sono spesso momenti simpatici di animazione, a tavola soprattutto!
A volte ci raccontiamo barzellette, parliamo di film, delle notizie, di qualche artista famoso, ascoltiamo musica; credo che tutto ciò sia di fondamentale importanza per la sintonia con gli ospiti.