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Una giornata all’autodromo

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di Francesco Zava

monza2Ho cominciato a disegnare “le macchine” dall’età di 5 anni e, con alterni momenti tra la grafia compulsiva e l’interesse momentaneo per altri soggetti pur sempre tecnologici, non ho mai smesso di sognare l’automobile, prevalentemente coupé, nei suoi aspetti più estetici alimentando le mie fantasie dalle forme bizzarre e poco “praticabili” che spesso i costruttori realizzavano anni dopo, sotto forma di prototipi, studi o di variazioni per particolari occasioni sportive o promozionali. Insomma, per riassumere i miei primi cinquant’anni di visioni giovanili e parzialmente adulte, l’attuale professionista operante nell’ambito dell’informatica ed attualmente interessato ai risvolti delle nuove tecnologie per una qualità della vita deve molto a quel ragazzino che cercò in tutti i modi possibili di avvicinarsi ai tecnigrafi ed al design automobilistico tout-court dovendosi purtroppo accontentare delle manifestazioni sportive trasmesse dalla tv e divorando, nel contempo, le riviste del settore.
L’auto alberga così nel mio animo che, per una fortunosa concomitanza di fattori, ha potuto librarsi svincolato per qualche istante dai “legacci” della storia la prima Domenica di questo luglio particolarmente interlocutorio, non solamente sotto il profilo meteorologico.
Dopo un congruo periodo di preparazione logistica il sottoscritto in compagnia di Andrea, Fabio e Donato ha infatti potuto “tagliare” il traguardo all’Autodromo di Monza per assistere ad una serie di gare dove, a darsi battaglia all’ultima staccata ed a suon di sportellate, sono stati bolidi a ruote coperte e non appartenenti a blasoni come Porsche, Lotus, Renault e Lamborghini ed a scuderie dai nomi roboanti con in pista vetture minuscole e slanciatissime. Il caldo degli scarichi e dei pneumatici ha presto sostituito
quello atmosferico, comunque terribile e fortunatamente mitigato dall’ospitalità del gruppo presso la Sala Stampa ombreggiata e raffrescata dell’Autodromo, dando a ciascuno di noi sensazioni particolarissime e donandoci emozioni prossime alla gioia puerile per ogni passaggio sul rettifilo come per ogni evento nella linea dei box, entrambi antistanti la struttura di vetro cemento. Partenze da fermo o lanciate, passaggi ad alta velocità con grappoli di veicoli separati da un sospiro, ritiri con concitati conciliaboli tra i piloti ed i meccanici oltre al costante movimento “liturgico” delle premiazioni ed alla passerella delle bellezze di una natura generosa hanno infatti cadenzato il nostro pomeriggio intenso che ha visto un finale da sogno.
monza3Al calare della sera ed in prossimità del rientro a casa, il gruppo si è infatti concesso una visita ai paddocks dove è stato possibile ammirare in tutto il loro splendore, sino nei meandri più reconditi della meccanica, queste vere e proprie “signore” oggetto di amorevoli attenzioni e cure di uno stuolo silenzioso ed esperto di meccanici e tecnici pronti a verificare, controllare, rettificare o a risistemare puntigliosamente qua e là fosse necessario oppure indispensabile, ottemperando ai rigidissimi regolamenti sportivi ed alla reputazione della “casata”. Piloti sospesi nel “gareggiare” chiusi nelle loro tute, patron di scuderia severi e misurati come celebranti di una antica quanto affascinante liturgia a centellinare consigli e valutazioni, ma anche molta musica ed allegria, voglia di divertirsi e di condividere una passione vera e profonda che coinvolge famiglie ed amici e che porta a vivere sacrifici importanti di una stagione lunga un anno in giro per il mondo. Un mondo particolarissimo, davvero lontano da quello “percepito” alla televisione, che consente di umanizzare e di rendere emotivamente reale ciò che solo uno sguardo superficiale vorrebbe vinto dalla tecnologia esasperata e da una finanza impossibile.
Una bellissima giornata ed uno splendido regalo da parte delle persone della Cooperativa alle quali, anche a nome di chi ha vissuto questi momenti, rispondiamo con un grande grazie di cuore. Una giornata importante e positiva purtroppo resaci parzialmente “complicata” da un po’ di disorganizzazione del personale dell’Autodromo, non in grado di accogliere e supportare adeguatamente le persone disabili ed i loro accompagnatori.
Auspico che la nostra presenza, il nostro intervento e, sopratutto, queste righe contribuiscano a rendere questo simbolo automobilistico italiano una eccellenza internazionale non solo sotto il profilo sportivo ma anche sotto quello della professionalità e della civiltà.

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